Lotto_per_il_diciotto
17 ottobre 2012“Lotto per il diciotto” è uno slogan ma la raccolta delle firme è per abrogare non una ma due leggi sulle relazioni in tema di lavoro dipendente.
Ne sono sono promotori: Idv, Sel, Pdci, Prc, Verdi, Fiom e le componenti Cgil Lavoro e SocietĂ , la Cgil Che vogliamo, le associazioni Alba e Articolo 21.
Sul sito del comitato si posssono trovare tutte le informazioni necessarie per firmare e partecipare alla raccolta, da parte nostra desideriamo solo fare una veloce sintesi sull’oggetto dei referendum.
Quesito sull’articolo 8. Riguarda l’articolo 8 (Sostegno alla contrattazione collettiva di prossimitĂ ) del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, titolato “Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”, poi convertito, con modificazioni, nella legge 14 settembre 2011, n. 148.
L’allora governo Berlusconi, in maniera subdola perché all’interno di una delle tante manovre economiche, ha stravolto la prassi nazionale che vede da sempre disciplinati i rapporti di lavoro da un ordine. Sotto la (1) la legislazione sul lavoro, c’è (2) il contratto nazionale e quindi (3) il contratto aziendale o territoriale. Nell’ordine si va sempre dal generale al particolare e il livello inferiore può solo migliorare e perfezionare la disciplina superiore.
Ricordiamo che su questo punto ci fu una precisa richiesta nella famosa lettera di Trichet (BCE) e Draghi (Banca d’Italia), dove si affermava in particolare “l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi piĂą rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione”. Insomma, con questa legge a livello aziendale si possono fare accordi che non tengano conto del contratto nazionale di categoria. Questa è anche e soprattutto la cosiddetta “riforma Marchionne”, come l’ha chiamò il pubblicista Mario Monti con un certo anticipo.
E’ chiaro che un tale rovesciamento non riguarda solo i lavoratori dipendenti, ma anche gli imprenditori che potrebbero trovarsi in condizioni diverse pur operando sullo stesso mercato. Un quadro che riporta le relazioni industriali ad epoche precedenti la formazione dei mercati nazionali.
E’ prevedibile la bocciatura davanti alla Corte Costituzionale italiana, come davanti alla Corte di Giustizia europea, sempre attenta a mantenere le condizioni di pari opportunità in tema di concorrenza, ma è bene che questa legge venga bocciata chiaramente con il voto referendario soprattutto e innanzitutto dai cittadini italiani.
Quesito sull’articolo 18. Riguarda l’abrogazione molto dettagliata delle modifiche portate da parte dell’attuale governo Monti ad alcune parti dell’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, titolata “Norme sulla tutela della libertĂ e dignitĂ dei lavoratori, della libertĂ sindacale e dell’attivitĂ sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento” e piĂą nota come “Statuto dei lavoratori”.
In particolare si tratta di abrogare quelle parti che eliminano il reintegro del dipendente nel posto di lavoro se licenziato in assenza di un “giustificato motivo soggettivo o della giusta causa”. La legge prevede infatti che in cambio il datore di lavoro può mantenere il licenziamento dietro il “pagamento di un’indennitĂ risarcitoria onnicomprensiva determinata tra un minimo di dodici e un massimo di ventiquattro mensilitĂ dell’ultima retribuzione globale”.
In buona sostanza, qualsiasi dipendente che non sia gradito al datore di lavoro, un buon sindacalista o un cittadino attento e scrupoloso alla legalitĂ , ma anche uno piĂą anziano o uno meno produttivo potrĂ essere allontanato, lasciato a casa. Le conseguenze sul lavoratore “licenziato” per uno di questi motivi sarebbero chiare, come il clima che si instaurerebbe in azienda sotto la minaccia del licenziamento soggettivo.
Soggettivo, perchĂ© sappiamo tutti che i licenziamenti per “ragioni oggettive”, ristrutturazioni e i crisi di mercato, sono all’ordine del giorno e non sono oggetto di giudizio in tribunale.
Noi chiediamo di firmare per questi referendum. Per il ripristino delle conquiste storiche dei lavoratori, per la difesa della dignitĂ del lavoro, per allontanare lo spettro di relazioni di lavoro in cui il potere del piĂą forte è assoluto, com’era con lo schiavismo.