Il fantasma della decrescita
3 giugno 2011Serge Latouche a Portogruaro ospite di ETICA-mente
Serge Latouche torna ad ETICA-mente. La sua presenza è prevista lunedì 6 giugno, alle 21.00, al Teatro Russolo. Ufficialmente, verrà per dialogare su “Il cibo, l’energia primaria della vitaâ€, ma il suo modo di affrontare anche le questioni quotidiane è tutt’altro che scontato. Consiglio quindi tutti i nostri lettori di non perdere quest’occasione.
Latouche è infatti uno dei protagonisti più coraggiosi della scena culturale mondiale, è la punta di un ancor ristretto gruppo d’intellettuali che da circa un decennio(1) parla, scrive, lavora per organizzare la “decrescitaâ€, una parola e una teoria che è ancora, anzi sempre più, un tabù e che ha lui stesso tra i più lucidi e coerenti propugnatori. Noi che non abbiamo paura né delle parole né delle teorie coraggiose vorremmo proporre ai nostri lettori qualche elemento della ‘decrescita’, ma la cosa non è così semplice. La questione è troppo importante per essere ridotta a poche centinaia di battute, un breviario. Ne riparleremo. Intanto invito ad andare ad ascoltare Latouche.
Serge Latouche è nato a Vannes, in Bretagna, nel 1940.
Dal 1956 studiò a Parigi, ma scrisse la sua tesi sui rapporti Nord-Sud nel 1966 a Kinshasa, già Léopoldville, la capitale del Congo, la parte che fu belga. Poco dopo partì per il Laos scoprendo qui “une societé littèralement a-développéeâ€, “un pays hors du tempsâ€. Rientrò proprio nel maggio 1968, con un posto universitario da economista a Lille.
I cinque anni seguenti furono di lettura e d’isolamento. Tra l’altro, nel 1969 fu in corrispondenza con Piero Sraffa per la traduzione francese del suo piccolo grande libro del 1960 (Produzione di merci a mezzo di merci). Ma probabilmente in questo periodo il contatto più importante fu con un altro ambiente, quello dell’antropologia e di Alain Caillé. E i suoi corsi si fanno sulla critica dell’homo œconomicus, con la mediazione teorica di Marcel Mauss, Karl Polanyi, Marshall Sahlins. Quest’attività approderà al primo lavoro, Épistèmologie et économie del 1973. E’ allora che affrontò la questione dello sviluppo. Ed è allora che scoprì che non era marxista (così dice)(2).
Ci vorrà però un periodo piuttosto lungo per approdare alle più mature ed attuali posizioni. In particolare, nei decenni successivi sarà decisivo l’incontro con la figura e l’opera di Ivan Illich. E’ questo pensatore, uno veramente fuori dagli schemi del pur vario Novecento, che Latouche riconosce fondamentale, affermando che non è passato da Marx a Georgescu-Roegen – il primo (3) a collegare l’economia alle leggi della fisica, in particolare all’entropia, insomma ad introdurre il concetto anche se non il termine di ‘décroissance’ – ma da Marx a Illich. Esistono infatti due branche della decrescita, una quella bio-economica di Georgescu-Roegen e l’altra ‘anti-sviluppo’ di Illich.
Ovviamente, siamo tornati alla parola ‘decrescita’, questo nuovo “fantasma che s’aggira per l’Europaâ€, anzi per il mondo. Paolo Rumiz incontrando Latouche, in un suo articolo del 2008 su la Repubblica, parlò di “parola nuova in orbitaâ€. E così descrive la persona:
“Colui che ho di fronte, accanto a un piatto di stoccafisso e una bottiglia di Montepulciano d’Abruzzo, è l’esatto contrario dell’eco-fanatico imbonitore di folle. Latouche è un tipo semplice, tranquillo, asciutto, segaligno e robusto come un ramponiere. Il suo volto è segnato da rughe, ha capelli grigio-ferro e l’occhio da aquilotto.â€
E’ una descrizione efficace, tra le migliori che ho letto, e nell’intervista c’è anche un inno alla bicicletta:
«Non la uso perché si deve, ma solo perché è bello. Se nella mia casa in montagna pedalo chilometri ogni mattina per procurarmi i croissant per la colazione, significa che mi fa vivere meglio, punto e basta. Incontro persone, parlo, imparo, e la giornata comincia col piede giusto. Ivan Illich, grande fustigatore dello spreco, diceva che questo mondo ad alto consumo di energia è, inevitabilmente, un mondo a bassa comunicazione fra uomini. Ecco, la bici è il simbolo del contrario. Una vita a bassa energia genera alta comunicazione».
Adesso andiamo a sentire cosa ci dice ad ETICA-mente, dove quest’anno si parla di cibo, del ‘profumo del pane’.
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(1) Così ha scritto Latouche stesso: “Il momento ci sembra favorevole per uscire dalla semiclandestinità dove siamo stati relegati finora e il grande successo del colloquio di La ligne d’horizon, “Défaire le développement, refaire le mondeâ€, che si è tenuto presso l’Unesco dal 28 febbraio al 3 marzo 2002, rafforza le nostre convinzioni e le nostre speranze.â€
(2) Questi cenni biografici sono tratti soprattutto da Oblier Marx, articolo dello stesso Latouche sulla Revue du Mauss n°34 (2009) dedicata a Que faire, que penser de Marx aujourd’hui? E’ una vera autobiografia intellettuale, qui non riproducibile senza banalizzazioni.
(3) In realtà , è il primo della vulgata attuale, cioè del dibattito che va sotto l’etichetta della decrescita. Juan Martinez-Allier nel suo Economia ecologica, del 1987 e pubblicato in Italia nel 1991 da Garzanti, scrive infatti: “Se si prende The Entropy Law and the Economic Process di Georgescu-Roegen come punto d’arrivo, è possibile interpretare questo libro come storia dei suoi precursori”.
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Libri recenti di Serge Latouche
L’invenzione dell’economia [2005], Bollati Boringhieri, Torino 2010.
La scommessa della decrescita [2006], Feltrinelli, Milano 2007.
Breve trattato sulla decrescita serena [2007], Bollati Boringhieri, Torino 2008.
Mondializzazione e decrescita. L’alternativa africana [2007], Dedalo, Bari 2009.
Sortilegi. Racconti africani, con Enzo Barnabà , Bollati Boringhieri, Torino 2008.
La fine del sogno occidentale. Saggio sull’americanizzazione del mondo [20021, 20102], Elèuthera, Milano 2010.
Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita [2010], Bollati Boringhieri, Torino 2011.
Il tempo della decrescita. Introduzione alla frugalità felice, con Didier Harpagès [2010], Elèuthera, Milano 2011.