TAV/TAC: opportunità o minaccia?
1 dicembre 2010(Intervento al Consiglio Comunale di lunedì 29 novembre 2010)
Come gruppo rosso-verde “La città futura”, ci teniamo particolarmente a motivare la nostra scelta di non esserci schierati contro la TAV, sebbene riteniamo che, prima di arrivare a una decisione definitiva sia necessario procedere a una più completa raccolta di informazioni e dati a riguardo. A questo proposito, approfitto per invitare tutti all’incontro pubblico che stiamo organizzando per il 4 dicembre con alcuni esperti a livello nazionale ed internazionale.
Con il resto della maggioranza, condividiamo la riflessione che sia poco costruttivo schierarsi pregiudizialmente contro un’opera che trova le sue radici e le sue dimensioni a livello europeo e che, a livello locale, sia più probabile limitarne i danni cercando di avere voce in capitolo sulle modalità di realizzazione dell’opera stessa, che devono tener conto delle specificità locali. Non per questo dobbiamo però rinunciare ad una riflessione critica generale sulle priorità e sugli effetti che ogni investimento di questo tipo può avere a livello generale e locale.
Voglio ribadire il fatto che, secondo noi, ovunque passi, il tracciato della TAV avrà comunque un impatto rilevantissimo sull’assetto ambientale, paesaggistico e, in alcuni casi, anche sociale del nostro territorio, soprattutto per le comunità più direttamente interessate dall’attuale ipotesi di tracciato: Lison, Pradipozzo, Summaga, San Nicolò, Portovecchio. Ribadisco il nostro sconcerto di fronte alla totale esclusione delle comunità locali nella costruzione di questa ipotesi di tracciato da parte della Regione Veneto, che ora vorrebbe forzarci a darle il nostro appoggio entro il 31 dicembre, per non perdere i finanziamenti europei, finanziamenti che costituiscono peraltro una parte molto modesta dell’intero costo dell’opera. Noi ci sentiamo profondamente presi in giro da una Regione che, da un lato, con la LR n.11/2004, promuovere forme di concertazione e partecipazione nella redazione degli strumenti di pianificazione locale, come il PAT, e dall’altro esclude completamente il locale quando si tratta di decisioni sovracomunali che mettono però profondamente a rischio il nostro territorio, che siano la TAV o le centrali a biomassa.
Voglio anche sottolineare che noi non intendiamo cavalcare quella che riteniamo sia la retorica dello sviluppo. Non crediamo sia scontato che dire sì alla TAV significhi assicurasi lo sviluppo futuro dell’area locale, né che un eventuale no sicuramente lo comprometterebbe.
La TAV è un’opportunità? Forse. Lo sviluppo, per sua natura, non è dato ma và costruito. Noi non crediamo che si possa dare per scontato che un’opera pensata nel 1990, che a 20 anni di distanza deve ancora essere progettata e che non si sa minimamente quando potrà essere effettivamente completata significhi necessariamente sviluppo. Come possiamo essere sicuri che la TAV ci assicurerà un posto in prima fila in un mondo che non ci è dato conoscere? Un mondo di cui oggi non possiamo conoscere né gli equilibri geopolitici, né i rapporti commerciali?
La TAV è un’opportunità? Forse, se la politica, locale, nazionale, europea saprà farla diventare tale. Se saprà trasformare un’opera sicuramente impattante, in nodo di uno sviluppo effettivamente sostenibile. Ma perché questo accada, abbiamo bisogno di politiche integrate, che abbiano obiettivi chiari e che operino secondo una linea di continuità tra scelte passate e obiettivi futuri.
E per noi l’obiettivo principale, l’unico possibile vantaggio in termini ambientali, è quello che la TAV venga utilizzata per trasferire traffico dalla gomma alla rotaia, per spostare quindi le merci dalle strade ai treni. Nelle linee ad alta velocità/alta capacità finora realizzate non è invece passato alcun treno merci, ma nelle tratte più utilizzate, un massimo di sedici treni al giorno su linee che hanno una capacità di trecentotrenta treni al giorno, come la Napoli-Roma. Per noi questo non è un obiettivo per cui valga la pena di sacrificare il nostro territorio e una quantità enorme di risorse pubbliche.
Noi pretendiamo, se la TAV si farà, che siano operate scelte precise che vadano nella direzione di fare del trasporto ferroviario, decisamente più sostenibile dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico, la principale modalità di trasporto per le merci. Questo significa creare incentivi per chi passa dal traffico su strada a quello su rotaia, investire su una reale intermodalità che significa anche migliori servizi logistici e migliore accesso al trasporto ferroviario e, visto che le risorse economiche sono più che mai limitate, disinvestire sul traffico su gomma. Questo per quanto riguarda la sinergia delle politiche future, ma qualcosa si può già dire anche a proposito della sinergia con scelte presenti e passate.
Mi è capitato ultimamente di assistere alla presentazione di due studi sull’area del Veneto Orientale: il Piano Strategico realizzato dal POLINS e il progetto “Futuri Scenari” del VEGAL. Pur partendo da premesse e obiettivi diversi, entrambi sottolineavano due cose che mi sembra interessante riprendere.
La prima è che la mancanza di sviluppo, per lo più a carattere industriale, che negli anni scorsi sembrava costituire un nostro handicap, costituisce oggi il nostro vantaggio competitivo, perché ci dà la possibilità di ripensarci e puntare con decisione verso uno sviluppo sostenibile dell’area locale. Mi pare evidente che scelte profondamente impattanti come quelle della terza corsia, delle centrali a biomasse, dalla TAV rischiano di cancellare questo vantaggio accumulato, trasformando il nostro territorio in uno dei tanti nodi cementificati della città diffusa tipicamente veneta. Per questo noi chiediamo che l’infrastruttura della TAV venga realizzata con la minore occupazione di territorio possibile, preferendo la collocazione a ridosso di aree già compromesse da altre opere infrastrutturali.
La seconda cosa che questi studi mettevano in luce è che uno dei principali settori di sviluppo su cui l’area locale deve puntare è quello dell’agricoltura e dell’agricoltura di qualità. In questo senso, il tracciato presentato dalla Regione non può essere accettato e sottoscritto. Questo tracciato, attraversando la bonifica del Veneto Orientale, in generale stravolgerebbe l’ultima area a vocazione agricola del Veneto rimasta libera da grandi infrastrutture e, per quanto riguarda Portogruaro, andrebbe a sventrare il territorio della nostra più significativa risorsa agricola e vitivinicola che è l’abitato di Lison.
Noi crediamo che queste siano cose che la Regione deve tenere in considerazione: se è troppo distante dalle realtà locali per conoscerle, allora deve coinvolgere i Comuni, che invece ce le hanno presenti, nella definizione di un tracciato che ne tenga conto. Per questo chiediamo la revisione concertata del tracciato, indipendentemente dai termini di presentazione del progetto indicati dalla Regione Veneto.
Segnalo per chi vuole informarsi un convegno il 12 dicembre a San Donà di Piave dove verrà affrontato il problema/soluzione TAV sotto il punto di vista econonomico, urbanistico, paesaggistico e di sicurezza idraulica.
Tra i relatori Ivan Cicconi, Mariarosa Vittadini, Stefano Boato.
Tutte le info qui http://www.movimento5stellebassopiave.tk/