Mercoledì 22 agosto è stato l’Overshoot day, il giorno in cui sono già state consumate le risorse annuali disponibili sulla terra. Tutto quello che verrà consumato da qui a fine anno sarà prelevato dalle scorte o più probabilmente verrà sottratto alle disponibilità future (cioè le scorte di quel bene comune che è la terra). Ne hanno parlato i media, giornali e tv, ma il web permette di farete qualche riflessione ulteriore, qualche prova, qualche allenamento. Così per partire segnalo l’articolo di Alessandro Montesi su Linkiesta del 29 agosto.
Al centro del problema c’è il concetto e lo strumento dell’ impronta ecologica, ovvero la misura di quanto incidono i consumi procapite in termini di ettari di terreno necessario a rigenerarli. La media mondiale è 1,78, in India è 0,8, in Cina è 1,6, in Italia siamo a 4,2, negli Usa a 9,6.
Andate su Global Footprint Network per saperne di più e misurare la vostra impronta .
Il sito è ormai consolidato e attivo dal 2003, organizzato da Mathis Wackernagel, lo svizzero che nel 1996 introdusse il concetto di impronta ecologica. Quasi tutte le pagine sono disponibili anche in italiano.
La mia impronta è nella media nazionale, troppo determinata dall’uso individuale dell’automobile, anche se in questi ultimi anni ho dimezzato quello per uso professionale. Personalmente, ma in famiglia sono quello che consuma di più, avrei bisogno di due pianeti e mezzo, all’incirca. Per ridurre l’impronta ecologica dovrei consumare meno energia domestica ed usare ancora di più la bicicletta, che oltre a quella del pianeta fa bene anche alla salute personale.