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Diario elettorale: Mercoledì 3 giugno 2009 (-3)

3 giugno 2009
Pubblicato da Fausto Coppi

Caro diario,

in questi giorni il candidato sindaco Angelo Tabaro ha virato la sua campagna elettorale. Dopo che per settimane e settimane aveva messo soprattutto in mostra se stesso, la sua faccia, la sua esperienza di manager regionale, le sue conseguenti conoscenze, l’appartenenza ad una cordata forte e quindi l’invito ad attaccarsi a questa cordata, di colpo giovedì 28 maggio ha ritirato fuori il caso Carlin-Pigozzo. Eppure non era di strettissima attualitĂ . PerchĂ© lo ha fatto?

Possiamo solo fare delle congetture. Forse perchĂ© gli erano pervenuti i dati del sondaggio SWG di martedì 26. Possiamo immaginare che a quella lettura, la sua espressione normale, incredibilmente simile a quella di uno dei sette nani – direi piĂą Gongolo che Dotto, si era trasformata in quella di Ambroise Vollard, il celebre mercante d’arte parigino. Ma non nell’espressione assorta ritratta da Paul CĂ©zanne nel 1899 (vedi qui sotto).

vollard

No, l’espressione era quella fissata dal Picasso cubista nel 1910, questa:

picasso_vollard

“Cazzus! E’ bisogna andar lesto con costui, perchĂ© egli è trincato come il Trentamila diavoli”: così avrebbe commentato Niccolò Machiavelli, come scriveva a Francesco Guicciardini il 19 maggio 1521, dove il Trentamila diavoli era proprio un brutto mostro.

Ma, caro diario, noi è come l’avessimo visto: Angelo Tabaro si è seduto alla sua scrivania, ha voluto esser lasciato da solo e ha fatto leva su tutte le sue energie psichiche. Ha aperto l’album fotografico che tiene sempre pronto per i momenti difficili. Ha glissato le situazioni veramente gioiose, quando si è sposato, quando sono nati i suoi due figlioli, l’occhio cercava qualcos’altro, come un’iniezione di spirito santo o un nuovo astratto furore. E l’occhio cadde prima su Sandro, che venne a Portogruaro, ma passò avanti. L’occhio cadde su quella foto con Bettino, ma passò avanti. L’occhio cadde allora…

Ecco, caro diario, questo è il momento di fermarci. Fermarci ed aspettarlo sul ciglio, come si fa tra avversari leali. In corsa, a tutti può capitare un terribile mal di pancia.

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2 risposte a “Diario elettorale: Mercoledì 3 giugno 2009 (-3)”

  1. Fausto scrive:

    Caro Gino,
    non è stato certamente il caso che ha fatto arrivare in piazza i due camion-pubblicitĂ , anche perchĂ© sono passati e si sono fermati (com’è noto la sosta pubblicitaria è vietata in campagna elettorale) almeno un paio di volte.

    E’ stata dunque un cialtronata – ma come dice il dizionario le cialtronate le fanno i cialtroni. Cialtrone chi la fatta, cialtrone chi l’ha ordinata, cialtrone chi l’ha pensata.

    Fortunatamente per noi i cialtroni non fanno i ciclisti. Come dici anche tu, per fare i ciclisti ci vuole rispetto degli altri in gara ed un minimo di dignitĂ  personale.

  2. Gino Bartali scrive:

    Caro Fausto
    vuoi forse dire che, comunque vada, dovrei dimenticare due immagini di questa campagna elettorale che continuano a girarmi per la testa come le gambe di un corridore quando mulinano a cronometro? Come Moser lanciato sull’anello a conquistare il record dell’ora?
    La prima è quella, finalmente rimossa, in bella vista fino a qualche giorno fa sulla vetrina della sede della Lega in piazza: la foto candida del manifesto elettorale di Angelo (e così sembrava) Tabaro affiancato dall’immagine di un barcone di derelitti in mezzo al mare con il messaggio (quello sì diabolico) “Abbiamo respinto l’invasione” (almeno così mi pare reciti). Un alto funzionario regionale alla cultura può accettare un simile accostamento?
    La seconda è fresca fresca di ieri sera: una piazza colma di gente volenterosa di riprendere il mano le sorti della società, di intercettare una nuova Politica, che la riavvicini, un ultimo incontro finale per riunire le forze amiche e poi vinca il migliore, e che succede? Arrivano due camion-pubblicità con i manifesti giganti di Tabaro e la Zaccariotto, e parcheggiano in sosta vietata proprio innanzi al comizio. Difficile, difficilissimo pensare ad un caso. Ancora, è questa la cultura del rispetto di cui è capace la destra? La cultura del dialogo?
    Ma se lo dici tu, Fausto, aspetto anch’io sul ciglio. Maremma bonina l’è dura esser gentiluomini certe volte!

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