Nel nostro territorio esistono tre ospedali pubblici funzionanti (Portogruaro, San Donà e Jesolo), sistemati di recente e leggo in questi giorni che è stato raggiunto un accordo per fare un nuovo ospedale unico e contemporaneamente potenziare quelli esistenti. Lasciamo perdere la pia illusione del mantenimento degli esistenti nel caso venga costruito il quarto ospedale, ma chiediamoci perché oggi si decide di fare un nuovo ospedale e – soprattutto – con quali modalità di finanziamento e di gestione.
Il grande capitale privato che ha bisogno di fare sempre lauti guadagni e non potendo più investire nella finanza e negli immobili oggi ha deciso di investire in opere pubbliche, soprattutto a carattere sanitario. Come? Con il Project financing, in italiano Progetto di finanza, con cui imprenditori privati propongono alla Regione progetti di “Grandi opere” e si fanno anticipare i capitali dalle Banche. La Regione approva, sostenuta dal mondo politico che in cambio pensa di aumentare il consenso elettorale. Il conto, con gli interessi garantiti, lauti, più alti di un normale prestito bancario, lo paghiamo noi, i nostri figli e in parte i nostri nipoti con le tasse e i ticket.
Siamo in bancarotta, dobbiamo fare sacrifici, dobbiamo ridurre il debito che comunque aumenta, siamo senza lavoro e cosa facciamo? Grandi opere, molto costose, finanziate e gestite dal privato, pagate dalle generazioni future. Male!
Facciamo un unico polo specializzando i tre ospedali esistenti; niente grandi opere, niente sprechi, niente tangenti, niente ulteriori debiti per i nostri figli e soprattutto manteniamo una struttura sanitaria pubblica nel nostro territorio.
Se tre ospedali sono troppi perché farne un’altro? L’esperienza negativa del recente ospedale di Mestre, vedi la gestione, dovrebbe insegnare qualcosa ma probabilmente il mondo politico non comprende perché troppo impegnato a formare il consenso elettorale quotidiano a scapito del futuro di tutti noi.