In un periodo di perdita di occupazione e di disastri ambientali, innondazioni e città che franano (a Volterra si sbriciolano trenta metri di mura medievali), sempre più onerosi sia economicamente che socialmente, Salvatore Settis propone la ricetta della manutenzione del territorio come soluzione ai disastri e come grande occasione di lavoro utile.
Secondo l’ANCE-Cresme, scrive Settis, in un rapporto dell’ottobre 2012, il 6,6 % della superficie italiana è collocato in frana, il 10,5% è ad elevato rischio idrogeologico, il 44% a elevato rischio sismico. I costi della mancata manutenzione del territorio sono stati valutati in 3,5 miliardi di euro l’anno (senza contare le vittime umane).
Con questi dati, continua Settis, il territorio ha bisogno di una manutenzione generale e continua che significa:
1 – fermare il dissennato consumo del suolo e la conseguente cementificazione;
2 – incentivare l’agricoltura di qualità, massimo baluardo contro il degrado dell’ambiente;
3 – rinunciare alla grandi opere e alla menzogna che esse sarebbero il principale motore dello sviluppo;
4 – rilanciare la ricerca sulle caratteristiche del nostro suolo e le strategie di prevenzione.
Per fare ciò bisognerebbe mettere in piedi un investimento annuo di 1,2 miliardi di euro per 20 anni che assorbirebbe una consistente manodopera. Come recuperare i fondi? Togliendo, per esempio, una gran parte dei 26 miliardi di euro delle spese militari.
Intanto piove governo ladro.