Chi poteva immaginare la soddisfazione di festeggiare il 25 aprile in montagna, là dove i partigiani combattevano e il paese partecipava come poteva, dando riparo protezione, pagando poi caro il prezzo della ritirata rabbiosa dei vinti.
Sulle Dolomiti la natura la fa da padrona e ci ricorda che la miseria non è la povertà di quelle scarpe rotte o dei maglioni sdruciti che ricordiamo nelle foto d’epoca ma è la volgarità dei nuovi potenti e delle loro bambole usa e getta, sono le feste dove ci si diverte solo con sostanze eccitanti perchè l’anafettività porta con sè lo spegnimento di ogni passione, sono i legittimi impedimenti, i piccoli grandi stratagemmi per comperare ciò che potrà evitarci tutte le responsabilità, tutte le conseguenze delle cattive azioni. Altro che partigiani! Se l’avessero saputo che andava a finire così…
A La Valle Agordina il 25 aprile si brucia un om savarek di stoffa e paglia. E il rito porta con sè speranze nuove per un futuro con meno scandali, disastri provocati dall’uomo, corruzioni politiche, scarpe firmate, telefonini e altro ma con la voglia di prendersi almeno una piccola parte delle nostre responsabilità di uomini e donne, che non scambiano per eroismo l’impegno per perseguire i propri ideali.