Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio
Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore
Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.
(Fabrizio De André, 1990)
FABRIZIO fa delle nuvole una metafora, in realtà sono personaggi della “nostra vita politica economica che detengono il potere con tutta la loro arroganza ed i loro cattivi esempi…”.
Sotto queste nuvole ci siamo noi… e per spazzare via questi cumuli, cirri, nembi, abbiamo bisogno di un vento impetuoso…
Piove continuamente su di noi e ci bagniamo, siamo inondati di acqua sporca, di fango… eppure non reagiamo, non produciamo quel vapore rabbioso, quel surriscaldamento sociale… che faccia scaturire un aria fresca di rinnovamento e ci rifaccia vedere il sole e le stelle…
Mi vengono i brividi quando vedo i giovani esultare, battere le mani, ridere al cospetto della nuvola più nera, più sporca che ci sovrasta…