24h in Moss, Norway. The time to take a big breath outside Italy

24 ore in Norvegia.
2 ore di volo, una partenza con cielo sereno ed un atterraggio con la pioggia.

Esco dal Moss Lufthavn Rygge e salgo su un taxi (aspettare 1h, essendo 1h in anticipo, era troppo).
Conosco Jan, il tassista pakistano con 4 figli, che da 30 anni vive a Moss. Per i soldi, si sa. E per il benessere dei paesi scandinavi.
Mi suggerisce un ottimo ristorante indiano economico, mi dà due dritte e mi lascia il suo numero. Si sa mai che domani… E’ stato anche generoso, mi ha scontato il prezzo osceno per 10 km di taxi. Solo a Milano ho pagato così tanto.

Arrivo all’ufficio turisti, prendo la mia bici, riservata via mail, per 50 corone. Elisabeth mi tiene mezz’ora a parlare, quasi affascinata dal mio viaggio in solitaria. Un inglese “really fluent” per una cinquantenne, pensando allo standard italiano… Gentilissima, mi suggerisce il viaggio hop on-off sul bus gratuito per turisti, una corsa all’ora dalla stazione dei treni attorno la penisola. Ovviamente, ci vado. Il giro è attorno al Vansjo (un lago d’acqua dolce di 100 km di perimetro, è impensabile col diluvio).

Scarico la valigia in ostello… Inzuppato, una simpatica sessantenne mi accoglie e mi fornisce un fohn per asciugarmi. A really fluent english and a very gentle woman. Anche lei mi dice di prendere il bus, senza che faccia alcuna domanda.

Aspetto il bus, ecco… si avvicina un pulmino 10 posti. All’interno un anziano e l’autista, che subito attacca bottone. Chi sono, cosa faccio, perchè non sono ad Oslo… Un giovane architetto in 24h solitarie, Oslo sembrava troppo distante per 24h. Lo fa di secondo lavoro, per arrotondare. I 3 mila euro da metalmeccanico sono buoni, ma qualcosa in più non fa’ mai male. E il prossimo anno, durante le vacanze in Croazia, verrà a Venezia. Tranquillo, ti mando io nei bacari giusti e negli itinerari giusti! La mail, dopo. Intanto scendo alla galleria F-15.

Una tipica casetta del nord, bianca, vicina a scuderie bordeaux, sull’acqua del fiordo. Entro, inizio a girare, è gratis. Belle foto, belle installazioni video. Tutto molto semplice, ma scenicamente d’effetto. Complice la fame, mangio finalmente qualcosa. Un pane nero con insalata, funghi saltati, pancetta e una fetta di qualcosa, sapeva di zampone. Eccezionale! Alla faccia dei Mc… e 70 corone! Per ingannare l’attesa, posto su facebook una foto, il wireless è gratuito. Esco e vedo il retro della villa, il tempo di farmi un paio di autoscatti e torna il bus.

Si apre la porta e otto donne di mezz’età mi salutano ammiccanti, contente di vedermi. “We’ll take care of you!”. Si trovano 3-4 volte l’anno, sono di Oslo, vicino Gardemoen (l’aeroporto principale), dove le case costano tanto. Attacca bottone una signora, ha vissuto la rivoluzione degli anni ’70, l’indipendenza norvegese. Mi domanda “How can italian people vote for Berlusconi? When I see him at TV, it seems a circus. And he’s so friendly to Putin… And that Ruby…”
Di Ruby avevo qualche notizia vaga… Le risposi “Most of italians love Berlusconi, but don’t understand how s**t he’s. He’s a hidden fascist, just like Putin. But at the other side, we don’t have a strong left party. Maybe with civil war something can change, maybe…”. Scendono allo shopping mall di 3 piani, si congedano felici di avermi conosciuto e ripartiamo.

Riprendo la bicicletta, mi concedo un giro con una pioggerellina d’aprile fra le case. Case in legno, scandole, giochi d’ombra nelle facciate. Periferie grigie dal tempo, meno grigie delle nostre. Periferie bucoliche, periferie che sembrano romanzi ottocenteschi, senza cancelli, siepi e prati verdi nel fronte.

Riparte la pioggia, mi rintano nel mall… Il tempo di prendere il dentifricio ed esce il sole. “You can never know here, how it goes at this season”, mi hanno detto tutti in quelle 4 ore.

Vado a sud della penisola est di Moss. Una spiaggia di sabbia grossa, onde e battelli da guinness dei primati che partono per Horten. Gabbiani che volano. Il tramonto dietro la collina e colori che si vedono solo nelle foto su internet. O solo qui, al Nord. Mezz’ora a scattare, a raffica. E’ la luce migliore che vedo da quando ho lasciato il Portogallo di agosto.

Ritorno in mezzo alle case, è penombra. Stare sulla costa da solo mi rende malinconico, anche se la malinconia è un sentimento bello in certi momenti. Giro, faccio sosta a prendere dell’acqua. Qua, nei negozietti, la gente compra il pane comunemente con la Visa. Ed io pensavo, nella coda in cassa che a Latisana mi ha fatto il culo, quel benzinaio, per 12 euro di verde nello scooter, pagata con bancomat. “Ancje el telefono… Atu moneda drio? Dai, par dèis euros, no sta fami clamà…” Taccagno, pensai, non offrirmi il servizio se ti secca.

Mi dirigo in ostello. La camera finalmente la vedo. E’ tutta in legno, odora di legno. Un caldo intenso dal termosifone, così odora di più. Una camera da 3 per me, con tavolo e 3 sedie. A me bastava una branda, le lenzuola ed un asciugamano. 450 NOK. Durante la doccia medito sulla serata. Un paio di locali segnalati dall’ufficio informazioni.

Con la bici mi dirigo al tendone vicino al porto. Scambio 2 parole con 3 pescatori (un nero, una ragazza, un vecchio), si pescano acciughe che, citando i triestini, “gera proprio sardoni”. Nel tendone, l’Oktoberfest. Per 250 NOK, ringrazio e saluto, costa troppo. E vado al ristorante indiano suggerito. Buffet di tandoori, riso e manzo stufato per 90 NOK, client. La birra costava 80 NOK, alla faccia…

Giro per il centro e non c’è anima viva. E’ sconfortante… Solitamente il sabato tutti fanno le vasche, tutti girano, almeno nella nostra italia provinciale. Nessuno. Nessun adolescente brufoloso con la puzza di ormone addosso. Nessuna coppietta che si scambia effusioni. Nessun anziano “a pisciare il cane”. Nessuno! E mi infilo in un bar a 2 piani, cercando anima viva.

Mi siedo al banco, la cameriera è americana di St. Louis, 20 anni. Dopo un anno come insegnante di inglese in zona thailandese o giù di là, conviene con un tizio che si sta meglio in Norvegia che negli States o nel Far East. Questo tizio da noi sarebbe uno da lasciar perdere… Pelato, panzone, barba lunga bionda, sulla 40ina mal portata. Cominciamo a parlarci. E’ un ingegnere informatico, 4 giorni pendolare a Oslo ed il venerdì si lavora da casa, “he just needs an internet connection”, dice.
-Sei stato a Dublino? -No. -La c’è questo, questo, questo.
-Sei stato a Londra? -No. -La c’è questo, questo, questo.
-Sei stato a Stoccolma? -No. -La c’è questo, questo, questo.
-Sei stato a Praga? -No. -Ma non hai girato un cazzo, Marco. La c’è questo, questo, questo.
Un’ora insieme, vuole anche offrirmi da bere, perchè sa che costa per me. Gentilmente declino, ma mi accompagna verso uno dei due locali per la serata.

Passo la serata in un discobar che si è riempito a mezzanotte spaccata, e si è svuotato per le 3.00, dove un sacco di persone mi hanno parlato, hanno comunicato, mi hanno persino tirato a fare un balletto sul cubo.
Giovani ovunque, giovani divertiti, giovani che hanno voglia di divertirsi, senza celarsi troppo dietro le apparenze da provinciale che, mi sono lasciato una volta imbarcato a Treviso. Apparenze fatte di vestiti, sbrilluccichii per certi versi affascinanti, per certi versi inquietanti.
In 3 ore posso dire di aver conosciuto più gente in quel buco di posto, fatto di legno scuro e legno con una mano di bianco ed un lucernario lungo tutto il locale, che in un anno a casa. Colpa mia? Colpa della gente? Affinità diverse? Chimiche corporee? Non lo so, forse meglio non indagare troppo e lasciare che vada così, senza stare troppo a pensarci. In fondo, il bello della vita è anche l’imprevedibilità che ha…

Peraltro va’ detto che ho visto il più alto tasso di pagamenti con carte di credito della storia. In discoteca per il drink… perfino in panificio! E pensare che a Latisana il benzinaio si è pure incazzato perchè ho usato la carta per pagare il mio pieno (“ancje i bes dal telefono” mi ha detto) o che in taluni negozi mi hanno fatto storie per il bancomat delle poste. Povera italia. E io che cerco di far girare più capitale virtuale per salvarmi dai malviventi che le ronde dei signori col fiorellino verde non hanno ancora acciuffato.

Dormo. Poco, a stento 5 ore, era tardi, la sveglia presto, voglia di girare ancora molta. In meno di 15 minuti riacciuffo la mia bicicletta e mi fiondo nel parco del lago Vansjo che non sono riuscito a vedere. 100 km di perimetro. C’è il sole, considerate le tempistiche, un paio di km prima di riconsegnare la bici e tornare in aeroporto li ho fatti. Colori da cartolina, gli stessi che si vedono nei documentari sul nord in autunno, toni di marrone che sembrano mazzette pantone scaraventate qua e la, senza un ordine preciso, ma in una prefezione efficace, emozionante e malinconica. Verde prato chiaro, verde prato scuro, un salvagente come totem, le anatre (che non sono le “ràsse” dei mulini) e tutto quello che può far pensare ad un paradiso perfetto all’apertura della finestra al mattino, con un po’ d’aria fresca che circola e ti sveglia.

In coda al gate ritrovo il signore dell’andata con il figlio, scoprendo si chiama Marco anche lui, un aretino semi-veneto che ha fatto anche lui 24h ma ad Oslo, fra musei e parchi. Contenti ci scambiamo impressioni e scopriamo che entrambi ogni tanto abbiamo bisogno di partire, anche solo per 24h da soli, ma tagliare i ponti, ritrovarsi e ritrovare.

Ritrovare in Veneto la pioggia di novembre, grigia e fredda. Noiosa che batte sempre sullo stesso punto. Che fa capire quanto a volte possa essere bella la vita da noi, ma quanto ancor più spesso perdiamo il filo di Arianna per ridurci a dire/fare sempre le stesse banalità, sempre le stesse cose. E quindi rendersi conto che c’è un po’ di norvegia per darsi una spinta e risvegliarsi, ma buona parte di norvegia deve venire da noi, da dentro.

Ora, quando vedo il mare delle nostre coste, ne rimango affascinato come sempre.
Anche se l’odore, il vento freddo ed i gabbiani non sono gli stessi.
Non è il vento del Nord.
No.

http://da.wikipedia.org/wiki/Vansj%C3%B8

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *