Anche stavolta votare alle elezioni europee è un esercizio difficile, quasi impossibile per tanti cittadini italiani, ma non solo. Pensiamo solo che votano anche i cittadini del Regno Unito, nonostante due anni di gestione per uscire dall’Europa, la famigerata Brexit.
In molti paesi il voto è un vero referendum dove si tratta di confermare o smentire il recente approdo a politiche di chiusura, oggi chiamate sovranismo anziché nazionalismo. In altri si cerca di limitarne l’espansione. Questo appare lo scontro principale, praticamente è in gioco la stessa esistenza dell’Unione Europea.
Certo non mancano le ragioni per cambiare la politica europea ma anche stavolta si parla poco o niente di programmi, di veri obiettivi e piani d’azione per raggiungerli. E tutto ciò nonostante i problemi enormi che tutta l’umanità deve affrontare e risolvere e la necessità di farlo su scala globale, semplicemente planetaria, quali i cambiamenti climatici, le migrazioni, le crescenti disuguaglianze e i conflitti bellici in continua espansione. Problemi tutti indissolubilmente legati, non separabili.
Personalmente non ho trovato nessun programma più chiaro e coraggioso di quello espresso da DiEM25 e che potete trovare sintetizzato nell’articolo di Yanis Varoufakis qui pubblicato due mesi fa. Radicalità, concretezza, determinazione, questi gli elementi del «New Deal per l’Europa», un progetto globale per:
1. riorganizzare intelligentemente le istituzioni esistenti nell’interesse della maggioranza,
2. pianificare un futuro postcapitalista, radicale e verde,
3. essere pronti a raccogliere i pezzi se l’Unione europea dovesse collassare.
DiEM25 è l’unico partito transnazionale, con un programma unico in tutti i paesi e si presenta in quasi tutti paesi europei, ma non in Italia, dove – dopo una serie infinita di negoziati per arrivare ad un’unica lista italiana della sinistra radicale – gli stessi iscritti hanno deciso di non partecipare come sigla alla competizione elettorale.
Però alcuni iscritti DiEM25 partecipano come candidati alle due liste che condividono il Green New Deal, cioè nelle liste dei verdi (Europa Verde) e della sinistra radicale (La Sinistra).
Io voterò La Sinistra e darò la preferenza a:
Silvia Prodi (capolista): attuale consigliera regionale Emilia-Romagna;
Andrea Bellavite: attuale sindaco di Aiello del Friuli.
(Per entrambi si può leggere il curriculum vitae cliccando qui.)
Buone elezioni europee! Ne riparliamo subito dopo.
Qui linkato c’è il programma de La Sinistra. In particolare, al punto 5 c’è il Green New Deal che riproduco.
5. Un Green New Deal per la natura, il clima, la transizione ecologica dell’economia.
Secondo l’IPCC, International Panel on Climate Change dell’ONU, abbiamo un decennio per vincolare i governi a scelte energetiche, produttive, economiche, che contengano l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi centigradi, prima che il cambiamento climatico diventi incontrollabile e distruttivo. Per la loro vita e il futuro di tutti, si sono mobilitati i giovani di tutto il mondo.
Il nostro obiettivo è che L’Europa entro il 2030 riduca le emissioni di gas serra del 65%, il consumo di energia del 40%, e perché il 45% dell’energia venga da fonti rinnovabili.
Per questo motivo proponiamo un programma di riconversione ecologica con investimenti nelle filiere industriali, dei trasporti – promuovendo la conversione elettrica della mobilità -, dell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, pari ad almeno il 3% del Pil europeo, che si può finanziare con buoni emessi dalla Banca Europea degli investimenti e sostenuti dalle Banche Centrali Europee. Non abbiamo bisogno di un superministro delle finanze, ma di una capacità di indirizzo e di controllo da parte del Parlamento europeo sull’allocazione delle risorse. In questo modo si può rilanciare l’indispensabile intervento pubblico in economia, per orientarla alla riconversione.
Il Piano interverrà anche per la salvaguardia dal rischio sismico e idrogeologico, coinvolgendo nella progettazione e nella gestione le comunità locali e i territori.
Bisogna impedire i processi privatizzazione, inquinamento e sfruttamento delle risorse naturali, ed all’opposto difendere ed estendere i beni comuni.
Bisogna bloccare le grandi opere inutili e dannose, come la TAV Torino-Lione.
Un nuovo sviluppo e valorizzazione dell’agricoltura vanno perseguiti attraverso una difesa delle biodiversità, quindi opponendosi agli Ogm, difendendo le aree agricole dalla cementificazione, ripopolando le zone rurali interne, valorizzando le produzioni mediterranee.
Contemporaneamente vanno difese le risorse del mare, combattendo l’inquinamento e la pesca eccessiva e incontrollata.