Mancano 77 giorni alle elezioni europee del 26 maggio e a sinistra se ne parla da mesi ma con esiti per nulla certi. Riporto qui l’intervista di Lorenzo Marsili di DiEM25 al Manifesto di oggi. (Le evidenziazioni sono mie, ma l’intervista va letta attentamente tutta.)
Diem alla sinistra: tutti nella piattaforma Primavera Europea
di Daniela Preziosi
A Lorenzo Marsili, classe 1984, filosofo, giornalista – in uscita per Laterza La tua patria è il mondo intero – fondatore con Yanis Varoufakis del movimento DiEM25, chiediamo perché la lista per le europee con De Magistris e Potere al popolo, e altri, è saltata. «Il piano era di lanciare con il sindaco di Napoli una nuova proposta politica all’indomani del disastro delle elezioni, partendo da DiEM25 e DemA. C’era già un nome – Demos – e una data di lancio – il 2 giugno – per radicare la proposta nei territori e poi allargare» – risponde. «All’ultimo ha prevalso la paura, una bestia che la sinistra italiana ha interiorizzato. E invece di un progetto nuovo da Napoli sono partiti i vecchi tavoli per l’unità della sinistra. È uno schema in cui abbiamo tenuto un profilo basso, proponendo di trovare un accordo fra forze ecologiste, civiche e di sinistra attorno a un programma chiaro. Ci siamo allontanati in punta di piedi quando l’operazione è divenuta tragicamente incoerente».
C’è stato un problema con i “sovranisti”?
Si chiamano nazionalisti. Di destra o di sinistra. Pensare di presentare una lista senza una posizione chiara proprio sull’Europa è assurdo. Colpisce quanto poco interessi la credibilità dei programmi. È come se fossero tutti intimamente convinti che non governeranno mai.
Quella lista era costruita intorno a De Magistris. Alla sinistra radicale manca un leader?
In Guerre Stellari è l’Impero ad avere un leader monocratico. La Repubblica è difesa da una prima linea di Jedi. Sono ragionevoli le teorie populiste sulla centralità elettorale del leader. Ma l’uomo solo al comando in Italia lo conosciamo bene e ha fatto solo danni. De Magistris sta facendo un ottimo lavoro a Napoli. Spero il Pd capisca che il futuro in Campania passa da lì e non dalla figura grottesca di De Luca.
Ora avete un ‘piano b’ per le europee?
Un largo spettro di forze era disponibile a sostenere le proposte del Green New Deal, il piano che abbiamo elaborato con alcune delle migliori intelligenze internazionali e condiviso con Bernie Sanders. Su questa base è parso possibile costruire una proposta nuova, capace di tenere insieme esperienze ecologiste e progressiste. Sarebbe stata la novità delle europee, un vero terzo spazio contro establishment e nazionalismi. Ma è naufragata sul veto dei Verdi italiani verso Sinistra italiana, una realtà nonostante tutto impegnata ad aiutare chi salva vite in mare con Mediterranea.
Le forze politiche hanno anche una storia. Alle fine voi quindi starete fuori?
Tenteremo una cosa mai fatta prima. Non ci rassegnamo ai veti di una generazione precedente. Sosterremo entrambe, la lista verde e la lista rossoverde. Il 21 marzo lanceremo in Italia Primavera Europea, la piattaforma che ci porterà al voto e con cui prepareremo la nostra proposta per amministrative e nazionali. Siamo felici che gli “autoconvocati” di LeU si uniscano a noi. Invitiamo Sinistra Italiana e Possibile, e chi altro vorrà, a fare sbocciare insieme una nuova storia il primo giorno di Primavera. Vedremo poi se riusciremo a presentarla già alle europee, ma c’è una legge elettorale liberticida. Il punto però non è sfangare un appuntamento elettorale, ma ricostruire una speranza capace di entusiasmare.
Diem 25 è nata sull’idea sovranazionale. Come vi presentate negli altri paesi?
Abbiamo bisogno di partiti, sindacati e piazze europee. DiEM25 ha lanciato il sasso e presenterà alle urne in dieci Paesi un unico programma, un’unica campagna elettorale. Anche in Italia, dove conta 11mila iscritti e molti gruppi locali, consiglieri comunali e regionali.
Varoufakis inizia la sua traiettoria politica dal governo Tsipras, uscendone alla vigilia degli accordi con l’Ue. Come giudicate oggi l’esperienza di Tsipras?
Il governo Tsipras fu messo all’angolo non da un’astratta idea di Europa ma da 19 capi di stato nazionali fra cui il socialista Hollande e Matteo Renzi. Il centrosinistra di governo non mosse un dito per aiutare la lotta del popolo greco e cambiare le politiche economiche europee. Penso che il Memorandum con la Troika non andasse firmato, seppure comprendo l’enorme pressione di quei momenti. Ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: una crisi umanitaria senza fine.
(il manifesto, 9 marzo 2019)