Il Circolo del Partito Democratico di Portogruaro ha annunciato una serata di riflessione sui problemi del lavoro, “Rimettiamo al Centro il Lavoro” (giovedì 13 febbraio 2014, ore 20.30, in Villa Comunale, Sala del Caminetto).
Visti i relatori ed i titoli, il nostro interesse è massimo. Bruno Anastasia (ben noto ai portogruaresi) sull’impatto locale della crisi economica in corso, il prof. Luciano Greco (docente di scienza della finanza) sulle opzioni per uscire dalla “grande recessione”, Livio Marini (della segreteria provinciale del Pd) sulle proposte “per una nuova occupazione” (vediamo cosa intende).
Io personalmente spero che in questo incontro si manifesti tutto il realismo necessario nell’analisi dei processi in atto e tutta la concretezza necessaria in chiave strategica e politica. Non so infatti se esser infastidito o preoccupato dal simultaneo comunicato stampa sulla questione Electrolux fatto circolare dallo stesso Circolo, dove si riproducono formulette come queste:
Crediamo sia indispensabile:
– un piano industriale serio;
– un impegno diretto delle istituzioni al tavolo delle trattative;
– una politica che dia il giusto valore strategico all’industria manifatturiera attraverso l’adozione di misure che rendano competitivo il settore;
– la riduzione del cuneo fiscale, per ridurre il gap che c’è tra la busta paga lorda più alta d’Europa e quella netta più bassa;
– una riconversione industriale che punti all’innovazione non solo del prodotto ma anche dei processi produttivi, delle produzioni alternative, che punti ad alte tecnologie, ad automazioni, a competenze tecniche di assoluto valore.
Se devo leggere qualcosa di astratto sul nostro futuro preferisco rileggermi i paradossi in Le cosmicomiche di Italo Calvino piuttosto che i titoli più ripetuti in questi giorni dalle parti interessate e dalla stampa sulla vicenda Electrolux.
Ieri sera sono andato in Villa Comunale, ad ascoltare. La Sala Caminetto era piena zeppa, soprattutto del popolo pd, ma non solo. Io non sono stato per niente contento del contenuto delle relazioni, ma sono stato ben attento dall’intervenire: le lezioni non si danno, si prendono – soprattutto in casa d’altri. Qui però voglio che i miei quattro lettori sappiano la mia opinione.
Non c’era Bruno Anastasia, ammalato, di cui Roberto Zanin, segretario del circolo locale, ha letto i quattro dati lasciati su tre fogli a disposizione di tutti: la crisi nel portogruarese è identica a quella veneta e vale la perdita di 2mila posti di lavoro. Zanin ha anche ribadito i concetti del comunicato stampa sul caso Electrolux, da me qui già stigmatizzati per la superficialità (ma non pretendo certo che mi legga o mi prenda in considerazione).
Il prof. Greco ha illustrato con molte slides e grafici l’andamento della crisi, la differenziazione geografica e delle politiche. Il materiale era tanto che alla fine ha tagliato molto corto indicando solo alcuni rimedi. Mi ha colpito che quello ben sottolineato è l’esigenza che qualche imprenditore utilizzi i suoi mezzi per investire in quest’area. Ma soprattutto mi ha colpito il fatto che ha illustrato tutto senza alcun accenno alle cause della crisi, solo agli effetti e alle diverse politiche adottate. Nessun accenno alla finanza dunque, se non in merito ai salvataggi bancari dei governi inglese ed americano mediante le banche centrali.
Qualcosa ha detto Livio Marini, un chimico ora in pensione, quando ha accennato (ricevendo applausi) alla necessità di riequilibrare spostando risorse dalla rendita finanziaria al reddito da lavoro. Ma era una posizione non costruita, quasi casuale in una descrizione magmatica della situazione.
Ci sono stati poi alcuni interventi, quelli standard e rituali (sempre i soliti) – con posizioni come quella di Danilo Toccane sul reddito di cittadinanza (tipica dei sindacalisti italiani, del tipo “meglio avere un’integrazione ad un lavoro momentaneamente sospeso che un reddito senza nessun lavoro”) – e quesiti posti da un paio di giovani preparati. Ma a quel punto, erano le undici, me ne sono andato per evitare ulteriore depressione dall’ascolto delle risposte del prof. Greco.
Ne sono uscito con la triste constatazione che per il Pd locale, non diversamente da quello nazionale, il problema è quello di correggere le capacità competitive, perché “l’Italia è un paese a vocazione manifatturiera” e tale deve rimanere. Punto.
… ieri siamo andati a Udine a sentire Serge Latouche su “Decrescita e lavoro” … dura pensare a soluzioni diverse da quelle proposte da lui …