A chi andrà il voto degli incerti? Non sono voti di giovani, sono voti di delusi, soprattutto dalla gestione della destra. Vincerà il richiamo della foresta o la protesta, la volontà di liberarsi di un ceto politico indecente? Questo sembra il dubbio centrale, ovvero la possibilità del recupero eccezionale della destra o dello sfondamento di Grillo.
Io sono molto preoccupato perché (1) non mi fido degli italiani che per tanti anni hanno già dato fiducia ad un ceto politico raccapricciante, perché (2) chi doveva offrire una sponda onesta seppur arci liberista, cioè Monti, si è rivelato della stessa pasta, opportunista e narcisista, quindi inaffidabile, perché (3) nel maggior partito del centrosinistra, come si definisce il patto Pd-Sel, non si cercano ulteriori consensi sui punti precisi di programma, ma su prospettive di cambiamento assai vaghe e perché (4) a sinistra, da Rivoluzione Civile di Ingroia, si danno messaggi, se possibile, anche più confusi.
Partiamo dal Pd. C’è una lettera ricevuta a casa proprio ieri e firmata da Pierluigi Bersani: “Il 24 e 25 febbraio vota per L’ITALIA GIUSTA”.
“Cara elettrice, caro elettore, il nostro Paese sta vivendo il suo momento più difficile e incerto. Ad ogni angolo si vedono sofferenza, disagio, sfiducia.” Così comincia Bersani. Vero, mi dico, e poco più avanti: “Ci vorranno riforme per mettere pulizia nella vita pubblica, per far crescere l’occupazione, per garantire i servizi rafforzandoli per le persone e le famiglie più deboli ed esposte.” Giusto, mi confermo. Vediamo quali.
Ma non le leggo, si dice che “noi democratici siamo alternativi alle politiche della destra”, che “crediamo nella partecipazione”, “crediamo in una politica che mantiene la parola”. Verso la fine c’è qualcosa di più concreto: “Noi taglieremo il costo del lavoro, per le imprese e i lavoratori, daremo ai comuni le risorse per garantire a tutti i cittadini una buona amministrazione e investiremo in una scuola di qualità”. Sono tre obiettivi che richiedono nuove entrate, ma come coprirle? Nessun cenno.
Insomma, nessun cenno alle cause della crisi, nessun cenno alla finanza, nessun cenno alla difesa del welfare, nessun cenno al riequilibrio dei redditi, nessun cenno all’ambiente, nessun cenno neppure alla battaglia fondamentale per riomologare lo Stato italiano dopo decenni di erosione della corruzione, della criminalità, politica ed organizzata. Non si usano mai certe parole o espressioni che da sole possano indicare un programma… La battaglia fondamentale sembra quella contro una persona strapotente, mai nominata (come faccio io che mi rivolgo alle solite dieci persone!) , contro “l’idea dell’uomo solo al comando”, che così sembra essere la causa di tutto…
E in questa maniera si pensa di conquistare qualche incerto? Chiedendo “sostegno e fiducia verso il Partito Democratico e verso la mia persona” (cioè Bersani)? Ma forse ci sono altri obiettivi. Vedremo.