Sulla vicenda della partita di calcio giocata domenica a Lugugnana mentre nel casotto della biglietteria c’era ancora il cadavere di un cittadino rumeno di 60 anni, morto suicida, è stato detto e scritto molto, anche di sbagliato. Ho letto infatti che quella persona era ben nota ai giocatori e dirigenti locali che sapevano benissimo che in quel posto praticamente ci viveva, come se fosse necessario conoscere una persona per rispettarla, da viva e da morta.
E’ stato anche stato ricordato il 29 maggio 1985, quando si giocò all’Heysel di Bruxelles la finale di Coppa dei campioni tra la Juventus ed il Liverpool mentre fuori dello stadio erano allineate le salme di 39 spettatori. Un evento che nessuno che allora seguiva il calcio potrà mai dimenticare.
Così oggi è perfino difficile commentare quanto è successo qui da noi. Secondo me, parole giuste sono state usate dal consigliere comunale Gastone Mascarin, riportate oggi da La Nuova Venezia (p. 35): «Quel che è successo domenica scorsa non mi sorprende più di tanto, succede la stessa cosa anche negli incidenti stradali. E’ una cosa incredibile. Lo dirò anche in consiglio. Si è perso il senso del vivere civile. Manca la responsabilità morale, un menefreghismo assoluto. Si è fatta una cattiva immagine di Portogruaro. Ma come si fa? E questi ragazzi che hanno rincorso il pallone, con che spirito lo hanno fatto?»
Sono d’accordo, non è un caso unico e non è sorprendente. Manca il senso della sacralità della vita e si è perso il senso del vivere civile. E questo purtroppo è nella vita quotidiana, non solo a bordo dei campi di calcio.
Oggi ci saranno a funerali di Szanto Iultu, noto come Julius. Se ne fa carico il prete di Lugugnana, don Roberto Battel, che fa notare (vedi la Nuova Venezia, p. 32) che non ci sarà la liturgia eucaristica per rispettare il protestantesimo del defunto. Bravo don.