E’ cominciata ieri a Venezia la terza Conferenza internazionale della decrescita, un evento d’importanza culturale e politica che lascia poche tracce sui media italiani, anche se forse non si riuscirà a nasconderlo del tutto.
Anche la Nuova Venezia sembra in difficoltà con l’oggetto, anzi con la stessa parola “decrescita”, diciamo pure che è meglio evitarla, come una bestemmia. Così oggi in prima pagina, sotto la testata, si presenta “Il forum internazionale – Consumare meno e vivere felici: da Venezia la ricetta”. E si rimanda alle pagine 2 e 3, dove ci sono due articoli, un inserto col programma, l’opinione di Gianfranco Bettin (col titolo “L’abbondanza sia frugale”) e un articolo riempitivo su un argomento complementare (“Libri e cd in condivisione a Padova c’è già il baratto”), che ha tutta l’aria di esser lì per segnalare una misera prospettiva; come la foto più grande a corredo, che riprende gli obiettori di coscienza in marcia da Milano a Venezia, con zaini sulle spalle e due asini ben carichi.
Ebbene, la faccio corta, mentre nei titoli la parola/bestemmia c’è solo su un occhiello grigetto, dentro gli articoli (chiamiamoli così) si sta molto attenti a non chiarirla, ci mancherebbe. Il concetto stesso di decrescita come paradigma culturale alternativo e critico della crescita illimitata non si legge mai. In tutti gli spazi non si nomina mai il Pil, il protagonista della crescita, il primo elementare oggetto di critica dei decrescisti.
Il buon Gianfranco Bettin, ambientalista ma non decrescista, non evita la parola, ma forse neanche a lui piace bestemmiare e ci spiega che – anziché decrescere – “si potrebbe prospettare di assumere con più nettezza un sfida ulteriore. (…) puntare a rigenerare la terra, localmente e globalmente, a bonificarla e a restituirla a se stessa”. Così – dico io – è risolto anche il problema della brutta parola, siamo pronti già al post-decrescita. Quindi è inutile bestemmiare, pensiamo al futuro.
Brutti tempi. Manca solo il tribunale dell’Inquisizione.
Oggi Paolo Cacciari tira le somme sulla conferenza di Venezia e conclude con un saggio paradosso: “Il silenzio assordante dei principali mass media su un avvenimento che – comunque – avrebbe dovuto incuriosire, promette bene. Almeno non sono possibili fraintendimenti.”
(Estratto dal sito di ALBA, articolo poi rimosso.)