Andrea Zanzotto, il poeta di Pieve di Soligo, è nato il 10 ottobre 1921 e compie novant’anni.
In questi giorni gli sono stati dedicati molti fogli a stampa e non c’è certamente bisogno di un mio contributo informativo. Quindi il mio è solo il saluto di un lettore, anche piuttosto tardivo, delle sue poesie. E come tributo credo non ci sia niente di meglio che pubblicare un suo testo e ascoltarne la sua lettura. E’ un testo del 1967, tratto da “La Beltà”, e testimonia che il nostro poeta, su alcune cose che c’interessano, era avanti di mezzo secolo.
Al mondo
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu «santo» e «santificato»
un po’ più in là, da lato, da lato
Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa’ buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.
Su, münchhausen.
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Marzio Breda, nel suo articolo sul Corriere della Sera del 19 ottobre, testimonia che lunedì 17 sera è morto anche Uttino, il gattone. Erano proprio attaccati l’un l’altro.
Oggi, 18 ottobre 2011, il nostro poeta se n’è andato. Per ricordarlo uso ancora alcune sue parole.
M.B.: “Ma si può assegnare alla poesia anche il compito di rappresentare la speranza di quel dato tempo?”
A.Z.: “Direi che rappresenta il sentimento del tempo, in generale. (…) Ed è da dire che soltanto se c’è una speranza che qualche cosa duri e abbia a valicare le curve del futuro, si ha l’atto poetico…”
Andrea Zanzotto, In questo progresso scorsoio. Conversazione con Marzio Breda, Garzanti, Milano 2009 (p.58).