Si comincia male

LIVE

Sangue e pus, e dovunque le superflue
superfluenti vitalbe che parassitano gli occhi;
un teleschermo, fuori tempo massimo,
Dirette erutta e Balocchi

Andrea Zanzotto, Meteo (1996)

Pensavo d’iniziare questo blog con una nota in sintonia col sito, magari politica, magari locale, magari positiva. Ma ieri sera, quasi a mezzanotte, rientrando a casa c’era la tv accesa. Su Rai3 a ‘Chi l’ha visto?’ stavano dando in diretta, dalla casa della vittima, la notizia della morte, dell’assassinio, di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana, un paese del Salento di circa otto mila abitanti.

Non voglio entrare nel contenuto della notizia, ma esprimere disagio e sconforto per come ormai siamo costretti a subire, vittime e spettatori, lo spettacolo della vita quotidiana. Così mi faccio aiutare dal grande di Pieve di Soligo, un poeta che ha visto e vede in anticipo cose che i comuni mortali non vedono, che alcuni non vedranno mai, anche se queste cose sono davanti ai loro occhi.

Questa voce è stata pubblicata in Critica, Poesia e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a Si comincia male

  1. lucia steccanella scrive:

    l’abitudine al male? o l’abitudine al racconto del male?… ecco, riflettevo anche io su questo stamattina… no! non sono abituata al male, nè al racconto del male (che se non viene raccontato può essere categorizzato come altro). io piuttosto, sono stanca del racconto banale, dei, scusate l’ossimoro, superficiali approfondimenti. voglio la cronaca, sì è vero, a volte per essere scossa la voglio anche cruda, spietata, ma la voglio oggettiva, vera, senza spettacolarizzazioni. Perchè se è il male e la sua inacettabilità che mi deve arrivare, allora devo sentire il disgusto, non la curiosità! non mi interessa vedere il dolore della madre, mi infastidisce l’incapacità di staccarsi da quella donna, della presentatrice di turno che freme per avere la conferma della morte prima che le taglino il tempo della diretta!voglio i fatti, nella loro crudezza, efferatezza, disumanità! quanta gente si ferma quando vede un incidente in autostrada, e quanti non hanno il coraggio di avvicinarsi perchè il sangue fa impressione o perchè l’inconscio piacere è quello provocato dal pensiero “non è capitato a me!” però tutti guardano, intasano le corsie e cercano il volto di chi piange… questo è un istinto piuttosto sano e comprensibile, che nelle sue pieghe inconsce, fa comprendere però come il racconto del male altrui ci fa sentire fortunati, sani, salvi! è questo il successo della spettacolarizzazione del dolore! lo intravediamo il dolore non nostro, lo scorgiamo in quella madre fredda e già morta con la figlia! ci arrotoliamo sotto le nostre coperte per stare più caldi, quasi quel gelo potesse minacciare anche noi… e tutto questo è sano, ripeto!
    ma se io voglio capire davvero l’orrore di quello che è successo, non nei suoi perchè contestuali, ma nelle caratteristiche sociali e ambientali che lo hanno fatto accadere e che ne hanno coperto le avvisaglie, se lo voglio condannare con tutta me stessa, allora devo prima davvero sentirmi minacciata, non più al sicuro, non voglio vedere la madre che piange, voglio vedere una ragazzina di quindici anni nuda e morta!

  2. Marco scrive:

    Dovremmo darci una sciacquata da tutta la cronaca nera cui siamo quotidianamente assuefatti. Servirebbe a dare il giusto valore alla notizia.
    Fatti come questi ci colpiscono, come Samuele di Cogne. Ma poi, facilmente, diventano pane quotidiano per i nostri occhi e le nostre orecchie. E deperiscono rapidamente in importanza. Si dice “Ancora di quello parlano?”, “Sempre la stessa solfa!”, etc…
    Impariamo a fare buona informazione, mirata, e non martellante. Perchè il troppo sentire, mal-abitua l’orecchio mal educato. E fa’ perdere di serietà, fatti di rilevanza non indifferente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *