Stop al consumo del suolo a Portogruaro. Parte 2

Il nuovo Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC), ora Piano di Assetto del Territorio (PAT), presentato al Consiglio comunale di Portogruaro, deciderà per i prossimi vent’anni il futuro di Portogruaro. Partendo dall’art. 9 della nostra Costituzione che dice di salvaguardare il territorio e il paesaggio, mi permetto di fare alcune considerazioni su un aspetto fondamentale: il sistema insediativo (cioè abitare in un territorio) ed il consumo di ulteriore territorio per nuovi insediamenti.

Un piano regolatore per essere sostenibile, per garantire la qualità della vita e il diritto di abitare deve fermare l’espansione edilizia; stop al consumo del suolo.
Come è possibile dunque dare una casa a tutti, offrire la possibilità di vivere bene e in pace, abitare, lavorare, spostarsi e ricrearsi (diritto all’abitare) – ovviamente in rapporto al proprio reddito – e contemporaneamente salvaguardare il capitale naturale costituito dal suolo (sostenibilità)?

Oggi sappiamo esattamente cosa non bisogna fare; pur avendo introdotto azioni insostenibili con una cementificazione notevole, non abbiamo risolto il problema dell’abitare, anzi questo diritto per tanti non è neanche più pensabile. Ci sono tante case e ci sono tanti cittadini senza casa. L’espansione edilizia, ripeto, non ha risolto il problema della casa; ha, in compenso, trasformato ettari di suolo agricolo in suolo edificabile coprendolo di infrastrutture che hanno dissanguato i bilanci comunali e non solo, depauperando parte del nostro capitale naturale.

Stabilito che la nuova e continua edificazione non risolve il dilemma della sostenibilità e del diritto all’abitare mi permetto di fare alcune proposte che spero siano fatte proprie nell’approvazione del nuovo PAT.

1) Non si prevedano nuove aree edificabili fino a ché non si sia completato il piano esistente (se ricordo bene ci sono ancora almeno 500.000 mc da costruire);
2) Si incentivi l’edificazione che recuperi edifici esistenti o aree dismesse;
3) Si trovino nuove entrate (tassa di scopo) per il Comune non legate alla edificazione;
4) Si trovino nuove leve fiscali (fiscalità di scopo) per “costringere” i possessori di case e appartamenti ad immettere nel mercato l’esistente, il già costruito;
5) Il Comune diventi un operatore immobiliare per operare nel settore edilizio e calmierare i prezzi del mercato oggi elevati.

Da un primo esame delle carte, complesse e difficili, non mi pare che la proposta di PAT presentata vada in questa direzione, anzi.

Alla prossima. Sicuramente con qualche numero.

2012 04 11

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