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Guerra e nucleare? No, grazie!

26 marzo 2011
Pubblicato da Patrizia Daneluzzo

Due sono i temi che campeggiano sulle prime pagine di tutti i giornali in questi giorni: la guerra in Libia e il pericolo nucleare legato al disastro in Giappone. Anche noi non possiamo esimerci dall’intervenire su questi temi, allargando lo sguardo oltre il panorama locale.

Comincio dalla questione nucleare, su cui ci eravamo proposti di intervenire anche prima delle ultime vicende che hanno portato il tema tristemente alla ribalta. Sì, perché a metà giugno ci aspetta un referendum che, oltre a chiamarci a decidere sull’acqua pubblica (tema per cui ci siamo decisamente battuti e su continueremo a tenere alta la guardia) e sul legittimo impedimento, ci chiederà anche di esprimerci sull’introduzione dell’energia nucleare nel nostro Paese.

Noi siamo contro l’utilizzo di questa fonte energetica antieconomica e antiecologia che – oltre a creare imprevedibili pericoli nel presente – lascia il problema irrisolto delle scorie radioattive alle generazioni future. Il nostro governo sembra invece credere profondamente al nucleare, tanto che, oltre alla mappa dei siti idonei per l’installazione delle centrali (pare ce ne siano quattro possibili in Veneto), ha anche cominciato a dirottare i fondi per le rinnovabili a questa causa, tagliando gli incentivi per il fotovoltaico e rischiando quindi, peraltro, di mettere in ginocchio, in un momento di crisi, un settore economico emergente sul mercato italiano. Settore energetico, a differenza di quello nucleare, per così dire “diffuso” (non appannaggio di pochi privilegiati investitori, ma di un sistema di piccole e grandi aziende, con un notevole indotto artigiano) e democratico (visto che si tratta di impianti di proprietĂ  e sotto il controllo diretto di tanti cittadini). Insomma, mentre la Germania del cancelliere Angela Merkel dichiara che le fonti rinnovabili potrebbero coprire giĂ  nel 2020 il 47% del suo fabbisogno energetico, il nostro governo pensa che gli italiani stiano raggiungendo anche troppo velocemente il nostro ben piĂą misero obiettivo del 17% e che sia ora di cambiare strada… passando al nucleare!

Bandiera della pace

Legate all’approvvigionamento energetico sono anche la questione della guerra in Libia e della posizione del nostro governo a questo riguardo. Sorvolando sul fatto che si bombarda colui che, solo un anno fa, era stato accolto a Roma con tanto di accampamento e stuolo di amazzoni (ma conosciamo ormai fin troppo bene le debolezze del nostro premier!), vogliamo sgomberare subito il campo, dicendo che noi siamo contro anche questa guerra, come tutte le altre. Non crediamo ci sia – neanche in questo caso – una ragione valida per bombardare un altro Stato, mettendone in pericolo la popolazione.

Crediamo invece che i popoli abbiano diritto all’autodeterminazione; che il mondo (politico ed economico) occidentale abbia già interferito anche troppo, nel corso della storia, con quello diverso da sé; che non si possa mettere in ginocchio un continente ricco come l’Africa, sfruttandone le risorse e armandone i tiranni, per poi bombardarne le popolazioni con il pretesto di liberarle.

Quello a cui stiamo assistendo in tutto il Medio Oriente è, forse per la prima volta da quando le nostre storie si sono incrociate, un risveglio, un grido di libertà nato direttamente e autonomamente dalle popolazioni oppresse.

Mi pare che negli ultimi anni, chi si è proposto di esportare democrazia, abbia finito per correre il rischio di restarne privo. Meglio allora fare un passo indietro: far tacere le armi, riprendere il dialogo e inviare osservatori della comunità internazionale, ma stare poi a vedere se per caso, anche in Medio Oriente, non siano in grado di conquistarselo senza il nostro intervento, il loro Risorgimento!

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