La Città Futura

il progetto rossoverde per Portogruaro
 

Rifiuti netti e chiari. Perché l’Asvo costa di più?

9 agosto 2010
Pubblicato da Adriano Zanon

Una recente interrogazione in Consiglio comunale di Portogruaro firmata dai consiglieri PdL, primo firmatario Gastone Mascarin, ha chiesto delucidazioni “sui costi e sulla gestione dell’A.S.V.O. e sulla discarica di Centa Taglio”, in particolare:

(1) sull’incidenza dei compensi del CdA e del direttore sulla TIA;
(2) sulla situazione “sotto il profilo dell’inquinamento ambientale” della discarica di Centa Taglio;
(3) sulla sua “messa in sicurezza” e relativi costi.

Ma soprattutto:

(4) “infine, avere una dettagliata relazione, dai due rappresentanti uscenti nominati dal Comune di Portogruaro (dopo sei anni di permanenza e la riproposizione di uno dei due per altri tre anni), sulla loro “opera”, in qualità di amministratori ed in particolare sul motivo del continuo aumento dei costi di gestione” [la sottolineatura è nel testo originale].

L’interrogazione appare piuttosto sgangherata e strumentale, ma poiché sono il “rappresentante uscente” mi dà l’occasione per qualche chiarimento. Ovviamente non entrerò completamente nel merito, per più motivi. Primo, perché non è rivolta a me ma all’Amministrazione comunale. Secondo, perché gran parte delle cose chieste non sono un oggetto occulto della società Asvo, ma sono già di dominio pubblico, consegnate a documenti ufficiali, quali i bilanci, a bollettini aziendali e a diverse esternazioni pubbliche, soprattutto del presidente Michelutto. In particolare il bollettino aziendale n° 5, del dicembre 2009, nell’editoriale del Presidente dava già una serie di risposte e anticipava perfino aspetti di natura strategica. E’ perfino incredibile come cinque consiglieri comunali dell’opposizione non leggano qualcosa che hanno in casa da sette mesi e vogliano invece farselo raccontare in pubblico. Comunque, il quarto interrogativo è – anche se impropriamente – rivolto anche a me e vorrei affrontarlo sia sul metodo che sul merito, come si dice frequentemente oggi.

Sul metodo

Innanzitutto, chi scrive è stato membro di due CdA ma per cinque e non sei anni, poiché il primo mandato del 2005 è stato ridotto di un anno a seguito della legge finanziaria del 2007 del governo Prodi che ridimensionava – tra le altre cose – i consigli d’amministrazione delle società pubbliche. Nell’occasione i membri del CdA passarono da sette a cinque, presidente compreso. E’ mia personale opinione che possano essere ulteriormente ridotti a tre (lo statuto societario ne prevede da tre a cinque), rispondendo così parzialmente alla preoccupazione sui costi di questa struttura, ma all’interno del ripensamento completo delle funzioni direttive e della strategia organizzativa dell’azienda, cosa che non mi è possibile fare in questa sede. Se può interessare, io avevo già deciso di non avere comunque un nuovo incarico, anche se può sembrar strano nella politica di tutti i giorni, ma per me cinque anni sono già abbastanza per un simile ‘posto pubblico’, il ricambio fa bene e adesso posso comunque dare un contributo anche grazie a quella esperienza.

Va tuttavia precisato che non esistono “rappresentanti nominati dal Comune di Portogruaro”. I consiglieri d’amministrazione vengono designati dall’Assemblea dei soci, cioè dai sindaci o loro delegati in qualità di proprietari di quote azionarie. Come in qualsiasi società per azioni, la proprietà cerca di avere amministratori di propria fiducia, ma una volta diventati tali gli stessi hanno il compito di fare gli interessi della società e non di una parte della proprietà. Per questo è perlomeno impropria la richiesta di “una dettagliata relazione” della mia “opera”. Credo che dietro una richiesta simile ci sia una grave confusione sul ruolo e sulla responsabilità di un consigliere d’amministrazione.

Non so in altre società pubbliche del portogruarese, ma in Asvo le responsabilità di un consigliere sono importanti e pesanti. Uso due aggettivi semplici, ma chi volesse saperne poco di più basta che si legga l’art. 2392 del codice civile (“[2] In ogni caso gli amministratori, fermo quanto disposto dal comma terzo dell’articolo 2381, sono solidalmente responsabili se, essendo a conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose.”). Dove “solidalmente responsabili” non significa che devono rendere conto a qualche sodale politico e neanche al Consiglio comunale, ma che possono rimetterci di tasca propria (in solido) nei confronti degli obblighi di legge che tutelano sia i soci che i terzi interessati, quindi tutti i cittadini. E in effetti io non ho mai parlato di questioni amministrative inerenti l’Asvo con nessun estraneo in senso stretto alla società stessa. Lo so che anche questo è piuttosto inusuale, quasi incredibile, ma tant’è.

Per evidenziare i rischi dell’attività di un consigliere Asvo, ricordo ai firmatari di questa interrogazione, una precedente firmata il 28 luglio 2008 da Lucio Leonardelli, Pietro Rambuschi e Alfredo Silvestrini. Apprendendo dalla stampa della sentenza del Tar del Veneto sul contenzioso con la Cesaro Mec Import di Eraclea, i firmatari chiedevano “di avere un rapporto dettagliato al fine di rilevare se, qualora ci dovesse essere una responsabilità rilevata dalla Corte dei Conti, esisterebbero gli estremi per il nostro Comune in quanto socio dell’Asvo di chiedere conto di quanto accaduto agli amministratori, passati e presenti, dell’azienda”. Come si vede, si chiedeva sempre un “rapporto dettagliato”, ma qui lo spirito era più greve, anzi minaccioso, c’era infatti la chiara consapevolezza del ruolo e dei rischi del consigliere Asvo.

Sul merito

Fin qui il problema di metodo. Veniamo adesso al merito dei costi crescenti. Nel luglio 2005 il nuovo CdA aveva in eredità quattro temi principali: un bilancio 2004 in perdita di 915mila euro (6,4% dei ricavi), un’organizzazione aziendale precaria, con il direttore generale licenziato e non sostituito da un anno e mezzo, un landfill mining del lotto 1 appena completato che dava un’autonomia in discarica di altri 2-3 anni (secondo il bilancio 2004) e la grana di un project financing con la citata azienda di Eraclea per un impianto di compostaggio di dimensioni galattiche. Le prime due erano questioni urgenti oltre che importanti, ma le altre due avevano sia valenza strategica che un impatto entro un paio d’anni.

Sui costi il problema principale era questo: con il trend esistente la discarica di Centa Taglio si sarebbe esaurita entro il 2007, dopodiché bisognava portare i rifiuti in altri smaltimenti. Inoltre la nostra discarica da anni smaltiva anche rifiuti importati da fuori bacino e quindi era fonte di ricavi (oltre 2 milioni di euro nel 2005). Allora la raccolta differenziata era al 30% e quindi si portavano in discarica circa 50mila delle 70mila tonnellate annue di rifiuti. Al costo indicativo di 120 euro/t ci sarebbero stati 6 milioni di maggiori costi. Insomma, oltre 2 milioni di minori ricavi e 6 milioni di maggiori costi indicavano un buco potenziale del 50% (i ricavi del 2005 sono stati di 15,8 milioni).

Che fare? Oltre ad attivare tutte le possibili azioni di risparmio, l’operazione più efficace era l’aumento della raccolta differenziata e già entro il 2005 si attivò Cinto come comune pilota per il porta a porta, con notevole successo. Poi, nel giro di tre anni (2006-2007-2008), si estese il porta a porta a tutti i comuni, salvo le spiagge. Ultimo fu proprio il centro di Portogruaro, nell’ottobre 2008. Così nel 2009 si ottenne una raccolta differenziata netta di bacino del 66,5%, con uno spostamento di 25 mila tonnellate dallo smaltimento al recupero – considerando sempre 120 euro/t è un risparmio annuo di 3 milioni di euro.

Con il porta a porta si è resa anche più lunga la vita della discarica che infatti è stata chiusa ad agosto 2009, ma a partire da questa data il saldo tra risparmi e maggiori costi non quadra più ed è necessario aumentare i corrispettivi ai comuni. Di quanto? Ricordo che qui ho sempre ragionato come bacino Asvo, ma i comuni pagano il corrispettivo per i servizi ricevuti. Così Caorle che nel 2009 ha avuto una raccolta differenziata netta del 55,5%, ha speso unitariamente più di Portogruaro che è al 75% o di Cinto, il più virtuoso con il 79,1%.

Il 2010 è il primo anno pieno di Asvo senza discarica e l’azienda ha chiesto un adeguamento ai vari comuni, molto differenziato e complessivamente anche piuttosto contenuto. Purtroppo, una cosa è certa: in azienda sanno fare molto bene i conti e non sbagliano certamente per eccesso. Servono dunque idee strategiche adeguate e urgono piani di azione per rendere più efficace e più efficiente tutta l’attività sui rifiuti. Come scritto già sul bollettino citato, in Asvo ci sono già sia idee che piani d’azione, ma io adesso non sono più un consigliere d’amministrazione e darò il mio contributo nel dibattito pubblico e come cittadino, a partire da un buon comportamento per la riduzione a zero del residuo secco.

Tags:
Filed under: | | No Comments

Lascia un commento