La Corea è vicina

I venti di guerra che soffiano in Corea non arrivano fino in Europa, perlomeno non in Italia. Sembra un posto troppo lontano, che ce ne frega? Invece è una cosa che ci deve interessare, eccome! Non solo perché si parla di testate nucleari, con le conseguenze immaginabili, ma perché il problema non nasce solo da bizze della Corea del Nord o del suo ridicolo dittatore Kim Jong-un.

Non è una cosa facile da sintetizzare, si può leggere una buona sintesi in quest’articolo di Marco Milani su Limes online – che dedicò un quaderno speciale all’inizio del 2011, analizzando un po’ tutto e ipotizzando anche uno scenario di guerra “che in realtà si sta già svolgendo” (p. 32). Nell’articolo linkato Milani però tende a non considerare fondamentale il ruolo della Cina, centrando il problema in Corea.

Invece non è così. Un quadro più completo si può trovare in alcuni articoli tradotti da Internazionale sul numero in edicola (e non ancora online). In particolare un’opinione (p.22) di Park Han-shik, un sudcoreano, che mette in chiaro che al centro ci sono proprio i rapporti tra Cina e Usa e cito poche frasi:

    Gli Stati Uniti vogliono potenziare del 50 per cento il sistema di difesa missilistica sulla costa occidentale perché temono un attacco della Corea del Nord con missili a testata nucleare. (…) L’obiettivo deli Stati Uniti è ribadire la loro superiorità (…) .

    Dalla fine della guerra fredda il vero obiettivo di Washington è contrastare l’ascesa di Pechino. (…) Il potenziamento del sistema missilistico è una strategia per fronteggiare militarmente la Cina in estremo oriente e per salvaguardare l’espansione economica nella regione. (…)

    (…) Il rafforzamento del sistema missilistico è un segnale che la battaglia tra Washington e Pechino si concentrerà sulla penisola coreana.

Il problema dunque non nasce solo nella testa dei pazzerelli comunisti nordcoreani, anzi. E’ una questione nata 60 anni fa (guerra di Corea del 1948-53), ma destinata a farci compagnia per molto tempo. Magari l’Europa potrebbe avere qualcosa da dire. O no?

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