Le lacrime del robot

Sono del 1952, ma vi eviterò i miei piagnistei speciali. Piuttosto vi riproduco il pensiero più affine che ho trovato in queste ore.

Le lacrime dei tecnocrati pazzi
di Marino Badiale

La ministra Elsa Fornero piange nell’annunciare i sacrifici agli italiani. Di certo si faranno molte battute su queste lacrime, su questo ceto di tecnocrati pazzi che piange per il massacro sociale che impone ai deboli, massacro fatto in nome di una crescita che non arriverà.

Ma noi non abbiamo voglia di fare battute. Ormai le lacrime dei potenti non ci fanno più ridere, ci danno solo il voltastomaco. Non si può scherzare su ciò che questa gente dalla lacrima facile sta facendo.

Stanno distruggendo il nostro paese, le nostre speranze, il nostro futuro, le nostre vite.

E  lo fanno, nei casi migliori, per una fede irrazionale in quelle  stesse teorie economiche che hanno portato alla crisi, e che non faranno che peggiorarla. Oppure, nei casi peggiori, lo fanno per conto di potenti forze nazionali e internazionali che vogliono rapinare ciò che in questo paese non è stato ancora rapinato.

La risposta alle loro ripugnanti lacrime non può essere la battuta e nemmeno l’invettiva, ma la costruzione di un fronte di opposizione sociale che abbia la forza di fermare la devastazione che è nei loro piani.
Dobbiamo fermarli, è questa l’unica risposta possibile.

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Una risposta a Le lacrime del robot

  1. Piangono i ministri mentre impongono a noi i sacrifici, piangono i parlamentari non appena gli si paventa l’idea di ridurgli lo stipendio (ma non si vergognano) e a noi non sono rimaste nemmeno più le lacrime.

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