Souvenir da Cernòbil

Guido Ceronetti, con il suo solito stile tagliente, su La Stampa di oggi ci ricorda cosa fu Cernòbil. “Chi ha ricordi ricorda”, inizia, chi non li ha legga tutto l’articolo. Qui riporto solo la fine che ci proietta al futuro.

Dell’atomo-colomba-bianca, delle centrali adulate come pulite e soprattutto pacifiche, non fui mai persuaso. Ormai sono parecchie centinaia (con una Italia che maledice il suo «essere rimasta indietro») e certamente non furono fatte senza motivi di profondità che non riguardano né risparmio né convenienza, e restano dovunque un mistero da indagare e un dramma escatologico. Resta un altro mistero la quantità impressionante di centrali fatte in Giappone (più di cinquanta dove ancora fa vittime il Dopo Nagasaki-Hiroshima). Disciplinati troppo, passivi troppo, uguali troppo, questi sconosciuti giapponesi, oggi attanagliati tra Fukushima e tsunami. Che vogliano, per la seconda volta, lanciare al mondo un avvertimento?
Quanti occhi aprirà il rogo appestato di Fukushima?
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